martedì 16 novembre 2010

Metamorfosi azzurra

A Agosto è stato inaugurato un nuovo ciclo per la Nazionale italiana che aveva ampiamente deluso le aspettative nel Mondiale africano. Il Presidente federale, Abete, ha cambiato tutto l'organico tecnico partendo da progetti per fare del vivaio italiano una risorsa per la Nazionale e in fine sostituendo Lippi con Prandelli. Abete ha fatto una scelta oculata, affidando a un allenatore dell'ultima generazione un compito arduo che l'ex allenatore della Fiorentina, sappiamo, saprà portare a termine il che non vuol dire solo vincere trofei su trofei ma anche lasciare l'impronta dal punto di vista umano, ciò che forse a Lippi è mancato. Infatti, ciò che salta all'occhio del metodo di Prandelli è il suo rapporto con i giocatori, con tutti i giocatori in quanto Prandelli non chiude la porta della Nazionale a nessuno, sia che il giocatore in questione sia del Cesena o del Parma, oriundo o naturalizzato, è la qualità ciò che conta e che fa la differenza. Questa è la filosofia di Prandelli, da questo punto di vista le differenze con il suo predecessore sono tangibili ed è questo che il movimento si aspettava da lui. Per ora, non ci sono state eloquenti risposte dal campo di gioco, la squadra vince ma è ancora in fase di rodaggio probabilmente perchè dietro non si intravede un gran lavoro, c'è il massimo che può fare un allenatore in queste condizioni: pochi giorni per preparare le partite, intrighi genovesi e altre questioni che di fatto rallentano la graduale e sistematica crescita che tutti ci aspettiamo.
Nonostante questo, la fiducia in Prandelli è ingente, il gioco c'è a intermittenza ma per esperienza sappiamo che solo il tempo potrà migliorare la realizzazione delle idee che ha il Cittì per ottenere risultati soddisfacenti.

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