mercoledì 11 maggio 2011

Errori programmatici..

Da anni nel Giro d'Italia si cercano nuove formule per attirare nuova gente davanti alle tv e per le strade: partenze dall'estero, Plan de Corones, sterrati e strade bianche. Sulla prima idea c'è poco da discutere, è una scelta di marketing che presuppone un recupero ingente di soldi e anche di tifosi dall'estero, allargando il bacino d'utenza del Giro oltre i confini nazionali. I percorsi ora più che mai, visto che solo dopo una tragedia riusciamo a ripartire nella ricerca e nell'investimento sulla sicurezza dei ciclisti, sono pericolosi e, paradossalmente, non aumentano il tasso di spettacolo in quanto quando si corre su una strada dissestata è preventivabile che ci sia più prudenza da parte della maggior parte dei ciclisti. Ancora più pericolosi sono i percorsi come quelli dell'odierna quinta tappa in cui la ghiaia rende impossibile persino la visibilità poichè le automobili su un tracciato polveroso tendono ad alzare più polvere rispetto a un motociclo. A tal proposito ha ragione Danilo di Luca che, riferendosi alla tappa appena conclusa, dice che "non siamo bikers o crossisti". Il problema è ben più complesso di come lo immaginiamo: anche nel ciclismo la componente economica è diventata molto, troppo importante e per questo si arriva a far di tutto per rendere la corsa più appetibile. Ancor più importante è l'inconciliabilità della bicicletta da corsa con i tratti in sterrato, ai quali è ben più idoneo un assetto e una struttura più solida, compatta e ammortizzata. Infatti, si arriva con l'avvantaggiare corridori che provengono da una precedente carriera nella mountain bike.
Sono molteplici i punti di discordia, probabilmente ce ne sono altri ma secondo il mio parere questi sono più che sufficienti per mettere da parte tappe pericolose per ciclisti e, non dimentichiamo, operatori tv.

venerdì 15 aprile 2011

Ora o mai più..

"Basta con la politica elitaria, bisogna aprirsi alla gente, uscire dalla bolla del potere, da Westminster, per capire cosa vuole la società". E' uno scorcio di frase detto da Ed Miliband, giovane Segretario del Partito labourista inglese, qualche giorno fa ad un quotidiano italiano. Questo concetto non è limitato alla situazione inglese, è anche facilmente applicabile al trend politico italiano al quale assistiamo in questa legislatura targata Berlusconi. In Italia, la società certamente non chiede una riforma della giustizia come quella redatta da questo Governo, certamente non auspicava il provvedimento sul processo breve, che renderà prescrivibile il processo Mills, in cui è coivolto Berlusconi, già per il mese di maggio, impedendo che il processo abbia un epilogo. Questo provvedimento, va capito, è inutile senza una riforma integrale sulla giustizia, che ponga le sue basi sulla durata dei processi, oggi davvero il problema principe intorno al quale far ruotare tutti gli altri provvedimenti. Altrimenti è inutile accorciare i tempi di prescrizione: è come se, in un'azienda, si volesse produrre in modo maggiore senza aumentare nè le ore di lavoro, nè il numero di operai e senza operare un miglioramento delle strutture. La riforma di Alfano prevede tutt'altro, nel testo ci sono, infatti, argomenti condivisibili, argomenti che però non sono appetibili da tutti gli italiani, per questo probabilmente, andava fatto qualcosa di più concreto, magari coinvolgendo in modo maggiore le varie associazioni che riuniscono i magistrati e le istituzioni che si occupano di giustizia. Si deduce, quindi, che è stata una riforma frettolosa, ma in ogni caso all'origine pulita. Inquinata poi da Maurizio Paniz, autore del famigerato ddl che, a detta di Napolitano, sarà valutato in modo attento già prima della sua promulgazione. Il concetto di fondo, che è importante passi con questo post, è che come ribadisce Miliband parlando di casa sua, bisogna individuare i problemi della società e rinnovarla, renderla maggiormente dinamica di fronte ai problemi e trovare finalmente una ricetta, che sicuramente troverà le opposizioni unite e disponibili nel collaborare per i problemi reali del Paese.

lunedì 7 marzo 2011

Rivoluzione mentale o no?

Resto perchè, o vado via perchè. E' questo ciò che proponiamo di analizzare riguardo la situazione di Gigi Del Neri, allenatore della Juventus.
3 sconfitte consecutive, un gioco che stenta ad essere concreto, problemi societari e anche la sfortuna contribuiscono alla stagione poco esaltante dei bianconeri che si trovano a trequarti del campionato ai confini della zona Europa League. Non certo quello che i tifosi si aspettavano, non certo quello che la dirigenza supponeva ad inizio stagione. C'è un malcontento generale e, come sempre in questi casi, si cerca la testa del coach. E' già successo molte volte in questa stagione, ci sono stati avvicendamenti al vertice e alla coda della classifica. Nella Juventus, si è raramente visto un atteggiamento del genere da parte della dirigenza. In passato la Juventus ha avuto allenatore per anni, costruivano interi cicli, densi di vittorie che compensavano le sconfitte amare e di belle esperienze. Probabilmente proprio per questo motivo non c'era bisogno di un cambio alla guida tecnica della squadra; lo spartiacque è stato Calciopoli che ha cambiato il volto di molte squadre, ma che alla Juventus ha completamente sfigurato l'immagine. Di lì sono nati vari problemi che, se sommati, non davano il totale di tutti gli anni precedenti: si riparte della serie b penalizzati, si torna subito nella massima serie con l'ambizione di rifarsi spazio e di rifarsi l'immagine, uscita decisamente peggiorata a causa di Moggi, di Giraudo e, con minore contributo, di Bettega. Si succedono molti allenatori, alcuni dei quali inesperti o alla prima esperienza: la vera svolta arriva in questa stagione. Le componenti societaria e tecnica si rifanno il look: rientrano in società gli Agnelli con il figlio di Umberto, Andrea Agnelli, e arrivano dalla Sampdoria gli artefici della buona stagione dei blucerchiati, Del Neri e Marotta. La macchina, pur nuova, bella e di buona qualità non registra importanti cambiamenti rispetto alle versioni degli anni precedenti, singole soddisfazioni che avrei sicuramente barattato per vittorie meno importanti ma con più impatto nel computo complessivo della classifica. Del Neri è in bilico, dall'ambiente sono trapelate voci di un possibile esonero in caso di risultato negativo contro il Cesena. E' questo il punto: è giusto o no? Io da simpatizzante sono nettamente a favore della fiducia al tecnico sino a fine stagione, momento opportuno in cui fare i conti. Cambiare ora è un terno al lotto, può avere un effetto rigenerante o repulsivo nei confronti dei giocatori: non ci si può permettere di rischiare, specie se è in ballo qualcosa di importante, come l'accesso in Europa. Diceva bene Del Neri in una conferenza stampa di poco tempo fa: "c'è bisogno di una rivoluzione mentale".
E' spesso capitato che con questo slogan alle spalle, gli allenatori subentrati hanno clamorosamente steccato, magari illudendo dopo qualche risultato favorevole, Ferrara docet. L'auspicio è che queste voci siano infondate, come infondate devono essere quelle dei papabili successori dell'attuale tecnico: Nedved o Vialli per quanto possano essere stati tra i migliori nei rispettivi ruoli, non sono pensabili alla guida di una squadra con alte ambizioni...ma probabilmente neanche Del Neri lo era in quanto viene da una realtà di rilievo ma con una mentalità da provinciale, non certo ciò che serve alla vecchia signora.

domenica 20 febbraio 2011

Svoltiamo!

Terza sconfitta consecutiva in campionato, quarta considerando anche il 3 a 2 subito all'Olimpico dallo Shakhtar. Sono state sconfitte letali che hanno indotto Claudio Ranieri alle dimissioni. Dimissioni: in questo modo consente alla società di non pagare ulteriormente il suo stipendio, auto-sospendendosi. E' un gesto di grande cortesia, è un gesto che dal tecnico testaccino ci saremmo dovuti aspettare. Solo l'ultimo di grandi e sentite dichiarazioni d'amore verso la sua Roma che sta svoltando verso un orizzonte sicuramente roseo, con una proprietà a stelle e strisce. Però è inutile guardare al futuro se non si ha un presente sufficientemente rassicurante, la realtà quindi è un'altra: ad inizio stagione la Roma aveva obbiettivi nobili, come è giusto che sia per il suo blasone e soprattutto per i mezzi tecnici di cui dispone. Arrivati a un punto di snodo per l'intera stagione, la squadra non sta rispondendo positivamente ed è divenuta necessaria una svolta che ha indotto Ranieri a lasciare l'incarico. Era nell'aria, i suoi rapoprti con i leader dello spogliatoio si erano incrinati, in particolare capitan Totti non aveva condiviso le scelte del mister, reo talvolta di averlo inserito nella mischia troppo tardi e talvolta di non averlo fatto giocare. E' il tecnico a far le scelte, il suo ruolo non è di far giocare i migliori ma di far giocare chi sta meglio e nel caso particolare di applicare il turnover delle quattro punte. Il clima non era dei migliori, il mercato di gennaio non aveva partorito nulla, sfuggito Behrami la Roma ha tuttavia fatto qualche operazione in uscita ma il mister era notevolmente amareggiato per un mancato intervento nel mercato di riparazione. Sono elementi importanti che, moltiplicati per il calore della tifoseria e della piazza, sono molto difficili da gestire. Chiuso il capitolo Ranieri, si apre un momento di transizione generale: gestione tecnica e societaria. La prima spero ma non presumo venga affidata ad Alberto De Rossi, padre di Daniele e per anni allenatore delle giovanili giallorosse. Gli altri, Montella e Conti, non sono all'altezza della situazione, il primo per poca esperienza e l'altro per l'esperienza passata non positiva da allenatore della Roma. C'è bisogno di una figura familiare, di qualcuno che parli direttamente alla squadra poichè il momento non è semplice, è necessario che la squadra sia meno tesa ma che mantenga in ogni caso come obbiettivo primario la vittoria. Partendo dal recupero con il Bologna, sino ad arrivare alla sfida dentro-fuori in Ucraina dove la Roma sarà chiamata ad un'impresa...svoltiamo!

mercoledì 9 febbraio 2011

Aiutatelo...

E l'ultimo grido di speranza che viene fuori dopo le recenti giornate sportive. Domenica sera si viene a sapere che Riccardo Riccò è ricoverato nell'ospedale di Modena, insufficienza renale. "A un passo dalla morte", dirà suo padre qualche ora dopo. Le sue condizioni sono stabili, la prognosi è riservata ma sinceramente la cosa mi era suonata male conoscendo l'uomo che è stato buon corridore, grande speranza del ciclismo nostrano. Addirittura aveva fatto rivivere le imprese del grandissimo Marco Pantani con le vittorie sull'Aspin e sul Tourmalet del Tour del 2008. Poi la prima doccia fredda, blitz della gendarmeria francese nella fortezza della Saunier Duval dove il ciclista italiano viene portato via per valori anomali: è l'Epo di terza generazione chiamato successivamente Cera; il giovane ciclista aveva fatto illudere molti, compreso me, per il suo modo di correre, per il modo in cui si alzava sui pedali, per come affrontava le discese pericolose in terra francese. L'Italia, dopo esser tornata a sperare, si ritrova in un burrone senza vista, sprofondata nel male del ciclismo per eccellenza: il doping.
Il ciclista modenese verrà squalificato, nell'inverno scorso firmò un contratto (come da regolamento) con una squadra semi-professionista, Ceramica Flaminia, dove raccoglie numerose vittorie, pur non partecipando a nessun grande giro, in questo inverno si guadagna un contratto con una squadra professionista, con ambizioni medio-alte e che gli da l'ennesima opportunità di riscatto: è la Vacansoleil. Le aspettattive per questa stagione probabilmente erano più alte, visto che la squadra con la quale ha firmato può partecipare alle corse più prestigiose del panorama ciclistico internazionale. La preparazione invernale è tranquilla, ieri la seconda doccia fredda, probabilmente è la definitiva fine del suo percorso ciclistico: l'insufficienza renale è stata provocata, a quanto afferma il medico che assiste Riccò sin dal ricovero, da un autoemotrasfusione, pratica illegale e gravemente dannosa che può provocare gravi danni all'organismo umano. E' difficile capire per quale motivo sia ricaduto nel tunnel del doping. La sua indole è di un vincente, sarebbe pronto ad attuare qualsiasi pratica per arrivare prima di tutti a tagliare la linea del traguardo, il paradosso è che in questo caso il traguardo poteva essere ben più importante...la vita. Se tutto sarà confermato, probabilmente non metterà più piede nel ciclismo, sport che ha bisogno di esempi genuini, che diano l'impressione di uno sport trasparente; è difficile pensare che i giovani debbano avvicinarsi a uno sport che si conferma anno dopo anno, nonostante le numerose e onerose contromisure, poco credibile per gli scandali doping che ormai si susseguono in modo troppo frequente. Secondo me, arrivato a questo punto, bisognerebbe attuale contromisure ancora più aspre per ciclisti che usando pratiche illecite contribuiscono in modo determinante alla vertiginosa caduta di questo fantastico sport che è il ciclismo: radiazione per tutti coloro che non rispettano le regole con (oltre la risoluzione del contratto) anche un risarcimento in contanti da dare ai team che credono di avere in scuderia ciclisti puliti, che danno rassicurazioni di ogni tipo ma che sistematicamente tradiscono le aspettative dei tifosi e la fiducia dei loro dirigenti.

lunedì 31 gennaio 2011

Espressione della libertà di manifestazione del pensiero: le origini dei partiti politici

“I partiti ci debbono essere, e se non ci fossero bisognerebbe crearli”. La citazione è di Francesco Crispi, grande protagonista della storia italiana che ha visto nascere sotto i suoi baffi l’Italia per le mani di Garibaldi e Vittorio Emanuele II.
La frase è molto significativa, densa di spunti che divergono in un’unica matrice che va ad identificarsi nell’importanza che i partiti ricoprono nella società. Essi non hanno un origine ben definita poiché sono la diretta conseguenza di numerosi fattori storici che hanno reso necessaria la nascita di associazioni, operarie o politiche, che raggruppano persone con l’intento di mettere le proprie forze al servizio dell’interesse nazionale, in base ad un principio condiviso da tutti i quali vi aderiscono. Dal punto di vista storico, si ha una forma primordiale di partito sin dalla Glorious Revolution inglese (Whigs and Tories) dove però questi non avevano l’accezione attuale, che tuttavia si delinea con la lotta proletaria (dovuta allo sviluppo industriale) dalla quale nascono i partiti di massa. Queste sono associazioni, composte da un grande numero di persone, che avevano il compito di far sentire la voce della gente alle istituzioni: grande risalto ebbero i movimenti socialisti e comunisti. Sin da queste prime forme di organizzazioni si denota una caratteristica comune a tutti i partiti: il riconoscimento di valori e diritti attraverso la lotta di classe. Questa genera contrasti che sono alla radice di molte agitazioni operaie della fine del XIX secolo e che hanno come obiettivo quello di ottenere una propria rappresentanza politica e sostituire le vecchie classi dirigenti. Tuttavia, il vero fine di un partito è la partecipazione alla vita politica in modo attivo, risultato raggiunto non in modo omogeneo da molti Paesi prima del ‘900. Infatti, è un dato assunto che la crescita del tasso di alfabetizzazione e del conseguente ampliamento del diritto di voto sia stato una sorta di spartiacque tra due fasi politiche segnate entrambe dalla presenza dei partiti, ma che in un primo momento rispondevano alle esigenze di pochi potenziali elettori e che ora devono anche lavorare in termini di consenso, quindi coinvolgendo le masse popolari e guadagnandosi la fiducia dei nuovi elettori e cercare di mobilitarli. E’ da qui che i partiti cominciano graduali mutamenti dovuti alla necessità di adattamento al flusso della vita politica e sociale di un Paese. Il partito assume una connotazione più complessa: divenne quindi punto di raccordo tra società e Stato, centro di riflessione e formazione culturale. Ha un ruolo fondamentale dato che, grazie alla sua organizzazione, riesce ad essere più determinante del singolo e per questo può essere considerata come uno strumento democratico per combattere i forti.
I partiti, riprendendo la frase di Crispi, sono necessari e fanno in modo che ognuno di noi possa avvalersi della legittima libertà di manifestazione del pensiero, valore di qualunque associazione partitica in qualunque Stato democratico.

giovedì 20 gennaio 2011

Valzer di Gennaio!

Volgarmente chiamate punte, gli attaccanti sono sempre l'oggetto del desiderio di qualsiasi squadra. Veloci, forti di testa, buon tiro...il valzer delle punte ha il suo apice proprio in questo periodo, nel mercato invernale, dove chiunque cerca l'ariete capace di risollevare le sorti della squadra in cui va ad accasarsi o meglio ancora di far compiere il definitivo salto di qualità che consenta di ambire a qualcosa di concreto. Dal Genoa, alla Samp, passando per la sfortunata Juventus e perchè no anche il Milan questo mercato sta avendo come protagonisti Floro Flores, l'ex Man Utd Macheda, Toni e anche Cassano. Pochi effettivi cambi di maglia, ma altrettanti stimo che ci possano essere. Sul tavolino ci sono Luis Fabiano, Forlan, Gilardino e Pazzini: gli ultimi due, a dir la verità, sono stati dichiarati fuori dal mercato dopo che la Juventus di Marotta ha provato a fargli intraprendere la strada per via Galileo Ferraris. Ciò non è accaduto, Gilardino ha anche ufficialmente detto che sarà alla corte dei Della Valle almeno sino a Giugno, quando lui deciderà se lasciare Florence o meno. Anche Luis Fabiano e Forlan sono gli oggetti del desiderio della Juventus, che nonostante abbia già preso Toni ha bisogno di avere in rosa un'altra punta in quanto il Campione del Mondo '06 s'è subito infortunato e ha indotto la dirigenza bianconera a tornare all'AtaQuark Hotel di Milano per cercare di portare a Torino un buon sostituto di Quagliarella, oltre che di Toni. Ma il punto della Juventus è un altro, bisogna chiedersi se sia meglio fare un altro investimento o aspettare che i lungodegenti Iaquinta e Amauri tornino a disposizione di Del Neri. Sarebbe più logico propendere per la seconda in quanto la stagione corrente si farà sentire molto nelle tasche del club poichè la Juventus è stata eliminata dall'Europa League e quindi non usufruirà dell'equivalente del passaggio del primo turno e anche per gli investimenti estivi. A sopperire a questa mancanza però potrebbe venire in aiuto il nuovo stadio che sarà completamente gestito dalla Juventus, primo club in Italia ad essere proprietario di uno stadio (precedentemente accollati ai Comuni). Questo sarà fruttuoso perchè darà la possibilità di portare nelle casse del club tutto l'ammontare di tutti gli eventi, concerti e partite che si svolgeranno nel nuovo stadio (ancora senza nome). In ogni caso, bisogna agire in base agli obbiettivi ai quali ambisce la squadra torinese: cercare di sprintare per raggiungere il primato del Milan oppure arrivare al minimo indispensabile per accedere alla Champions League della prossima stagione? E' secondo questo ragionamento che i massimi dirigenti del club più scudettato in Italia dovranno valutare se sarà necessario fare un ulteriore investimento o far lavorare lo staff tecnico con l'attuale rosa.

martedì 18 gennaio 2011

Italy gate

Da cittadino italiano sono profondamente amareggiato, preoccupato, indignato dalla situazione che s'è venuta a creare dopo l'atteso verdetto della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento. Non mi vergogno solo di questo: non tollero che mentre si parla di questo, si trascura la caduta di un soldato in Afghanistan. E' la doppia faccia del Paese, apparso alla sbando da molto, troppo tempo sia per reggere le conseguenze della crisi economica che per affrontare i temi cari alla ricrescita del Paese. Invece, c'è un Governo che non si muove dalla poltrona, dal punto di vista istituzionale impresentabile: all'estero ormai siamo mal visti, la nostra immagine è pessima e questo non fa altro che minare la nostra credibilità e ancor peggio la nostra dignità. E' ora che finisca questo periodo buio, ma il difetto di questa maggioranza è un altro: non avevano messo in preventivo un eventuale parere negativo sul legittimo impedimento? Non si poteva anticipare qualche provvedimento necessario oltre a sostenere Marchionne a Mirafiori?
La nostra credibilità, come ben dice Fini, è fondata sulla giustizia, dovremmo essere orgogliosi di avere un corpo di magistrati di questo livello: "lo dimostrano i colpi inferti alla mafia e al terrorismo". Tutti salgono sul carro del vincitore quando c'è una vittoria collettiva, in primis il Ministro dell'Interno Maroni, che quasi si congratulò con sè stesso per aver preso Iovine, anzichè lodare il lavoro della rete investigativa in Campania.
Il Governo deve giungere alla consapevolezza di non poter portare avanti il patto con gli elettori, di non poter continuare la legislatura...e magari ci si ricorda anche di chi è in guerra e serve lo Stato come meglio non potrebbe, difendendolo...

martedì 11 gennaio 2011

Un 10 in difficoltà...

''Dico al mio capitano che anche se la famiglia Sensi presto lascera' la Roma, di pensare alla responsabilita' che insieme ci siamo presi nei confronti di una tifoseria, di una citta': la nostra''.
La Presidente Sensi della A.S. Roma così reagisce alle tensioni di Marassi in cui il capitano della Roma è subentrato a partita in corso, per dire un eufemismo. Infatti nel recupero di quella partita il tecnico Ranieri si gioca la carta-Totti per cercare di agguante un isperato pareggio dopo che la squadra capitolina era rimasta con un uomo in meno ed era moralmente colpita dagli errori di Juan. Questo cambio è entrato nel ciclone nel dopo partita, ma era già nato in modo sbagliato in quanto il capitano, ironicamente, pare si sia chiesto se la partita fosse appena cominciata quando è entrato (in romanesco) ed è stato effettuato senza che il 10 giallorosso si fosse riscaldato. Tutto ciò è stato sufficiente per scatenare diverse reazioni nell'ambiente calcistico romano, schierato nettamente a favore del Capitano, e per cominciare il toto-mercato su Totti. Oggi è arrivato il tanto agognato confronto che s'è concluso, secondo fonti ben informate, con una fumata bianca. Tutte le ipotesi giornalistiche, tipiche di Sportmediaset, sono state smentite da un'intervista di Totti nella quale sono arrivate le risposte che i tifosi invocavano: Francesco Totti non ammaina la bandiera. Fa anche mea culpa in qualche modo dicendo che è consapevole della qualità della rosa e la sua tristezza deriva dal fatto che lui non riesca a contribuire in modo attivo alle vittorie della sua squadra del cuore. Sono dichiarazioni che, ad essere sincero, non potevo aspettare da un personaggio come Totti, agli occhi della opinione pubblica scontroso ma che in questo caso ha preso a cuore i suoi problemi e che non riesce ad immaginarsi con una casacca diversa da quella giallorossa. Il Campionato e la Champions offrono numerose occasioni per il riscatto del Campione del Mondo, ora la palla passa a lui e dovrà essere Ranieri a continuare con il suo sistema di rotazione degli attaccanti che consente un evidente risparmio di energie nervose e soprattutto fisiche. L'importante è lasciarsi alle spalle i rancori, rivolgere le spalle di fronte agli obbiettivi e fare in modo che, in modo corale, si riesca ad ottenere il massimo da questi, seppur non si tratti di vincere.

mercoledì 5 gennaio 2011

A.A.A. cercasi prospettive

Personalmente, avevo cerchiato delle date nel calendario dell'anno oramai passato. Si tratta dell'11 e del 14 dicembre. Di quel sabato di dicembre pur non avendo assistito direttamente alla manifestazione nazionale del Pd, l'impressione che ho filtrato leggendo vari articoli è stata di grande entusiasmo verso un partito che finalmente scendeva in piazza per parlare con i cittadini dei loro problemi, verso un partito che ha il dovere morale di porre se stesso come vera alternativa di Governo e che quindi si deve presentare il martedì successivo determinato come mai e con la consapevolezza di non sottovalutare l'avversario. Ecco, siamo arrivati alla seconda data: anche qui il mio partito non mi ha deluso, l'intervento di Bersani alla Camera dei Deputati fu ottimo, contrastante con tutti coloro che lo hanno preceduto, troppo a sfondo personale, cosa che offusca la politica e in un certo senso avvantaggia il Governo in carica in quanto bisogna criticare la legislatura in atto senza finire per parlare, come hanno fatto Bocchino e Di Pietro, con tono e argomenti da talk show televisivo più che da Camera dei Deputati. Invece, il Segretario Bersani ha centrato il suo intervento sulla falsariga della manifestazione dell'11. La sconfitta dell'opposizione non è causata solo da questo motivo, gli altri li sappiamo tutti e diverremmo ripetitivi se li esponessi ancora una volta.

Queste sono state parole, non dette al vento in quanto nel frattempo ci sono state le vacanze natalizie e di politica non se n'è sentito parlare per molto. E' quest'ultima la cosa che mi ha deluso: non s'è parlato di politica, bensì di alleanze, di elezioni, se me lo permettete di cazzate, di eventualità che al Paese interessano limitatamente. Da quel giorno non si fa altro che parlare di Vendola, delle eventuali alleanze con il nuovo polo e sopra tutto di primarie. Quest'ultima è la questione più calda nella scena politica italiana, nella quale Berlusconi attende di poter svolazzare. Per questo, io invoco una linea di coerenza che quindi preveda il consueto procedimento delle primarie in quanto la sua abolizione potrà avere come risultato la perdita di molti voti, proprio perchè si tratta di uno strumento democratico che deve avere continuità nel tempo. E' semplice coerenza, accompagnata dalla trasparenza che serve mostrare agli elettori del più grande partito di opposizione, che non deve avere paura dello scontro con Vendola ma deve risultare più forte, determinato e coeso di fronte ai microfoni e sopra tutto in termini di fatti concreti. Per questo attendiamo la direzione nazionale del 13 gennaio e l'assemblea di Napoli. Sarebbe importante che il nostro partito avesse delle valide proposte per la scuola, per il lavoro e che dicesse la sua sulla Fiat e sui sindacati. Fin qui gli italiani vi hanno ascoltati, vi hanno premiati, son venuti alla manifestazione con entusiasmo e sono andati via da essa con una prospettiva migliore per il nostro Paese. Ora il lavoro è di compensazione del calore e dell'affetto che gli elettori del Pd hanno verso questo partito, è necessario dare agli italiani le risposte che cercano da troppo tempo.

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