mercoledì 11 maggio 2011

Errori programmatici..

Da anni nel Giro d'Italia si cercano nuove formule per attirare nuova gente davanti alle tv e per le strade: partenze dall'estero, Plan de Corones, sterrati e strade bianche. Sulla prima idea c'è poco da discutere, è una scelta di marketing che presuppone un recupero ingente di soldi e anche di tifosi dall'estero, allargando il bacino d'utenza del Giro oltre i confini nazionali. I percorsi ora più che mai, visto che solo dopo una tragedia riusciamo a ripartire nella ricerca e nell'investimento sulla sicurezza dei ciclisti, sono pericolosi e, paradossalmente, non aumentano il tasso di spettacolo in quanto quando si corre su una strada dissestata è preventivabile che ci sia più prudenza da parte della maggior parte dei ciclisti. Ancora più pericolosi sono i percorsi come quelli dell'odierna quinta tappa in cui la ghiaia rende impossibile persino la visibilità poichè le automobili su un tracciato polveroso tendono ad alzare più polvere rispetto a un motociclo. A tal proposito ha ragione Danilo di Luca che, riferendosi alla tappa appena conclusa, dice che "non siamo bikers o crossisti". Il problema è ben più complesso di come lo immaginiamo: anche nel ciclismo la componente economica è diventata molto, troppo importante e per questo si arriva a far di tutto per rendere la corsa più appetibile. Ancor più importante è l'inconciliabilità della bicicletta da corsa con i tratti in sterrato, ai quali è ben più idoneo un assetto e una struttura più solida, compatta e ammortizzata. Infatti, si arriva con l'avvantaggiare corridori che provengono da una precedente carriera nella mountain bike.
Sono molteplici i punti di discordia, probabilmente ce ne sono altri ma secondo il mio parere questi sono più che sufficienti per mettere da parte tappe pericolose per ciclisti e, non dimentichiamo, operatori tv.

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