venerdì 22 ottobre 2010

Eravamo campioni del mondo...

La 3 giorni di coppe europee ha lasciato strascichi pesantemente negativi per le nostre squadre in cerca di fortuna in Europa. L'unica vittoria (per giunta non convincente in pieno) dell'Inter su ben 7 partite giocate dai nostri, è da commentare solo in un modo: il calcio italiano è sempre più in crisi.
Ed è una crisi che ha radici molto profonde e che non sembra avere spiragli positivi per il futuro.
Il riferimento indiretto va alla debacle della nostra under 21 di 2 settimane fa. Dopo il 2-0 in casa con la mediocre Bielorussia all'andata, gli azzurrini di Casiraghi hanno subito la sconfitta forse più bruciante degli ultimi 10 anni di under, un pesante 3-0 che esclude la squadra con più titoli europei giovanili dalla rassegna continentale che si terrà in Danimarca a giugno 2011.
Una sconfitta che pare davvero inspiegabile vista la pochezza tecnica dei bielorussi, neppure lontanamente paragonabili come qualità ai nostri uomini. Tuttavia le spiegazioni ci sono, eccome..
Se analizziamo la formazione base della nostra under 21, troviamo molti giocatori cardine che fungono solo da riserve nelle loro rispettive squadre di serie A e altri che giocano (e neppure tanto) in seconda serie. E' il caso del talento 20enne Diego Fabbrini, trequartista dai piedi buoni, neanche titolare fisso dell'Empoli, squadra media di cadetteria. Oppure Vito Mannone, classe '88, terzo portiere dell'Arsenal con neanche un minuto stagionale o lo stesso Okaka emarginato dalla Roma. Gli esempi di giocatori, come vedete, si sprecano ed è una situazione che si è andata a creare per un unico motivo: la maggior parte dei presidenti dei team italiani danno troppa fretta ai loro allenatori, bastano 2-3 partite senza i risultati sperati per mettere il tecnico sulla graticola ed esonerarlo. Ciò costringe i nostri mister ad evitare ogni tipo di rischio, affidandosi quindi a uomini più esperti e affidabili e quindi avanti con l'età, anzichè lanciare un giovane ancora inesperto con grandi potenzialità che tuttavia non garantisce ottimi risultati nell'immediato. E' una mancanza di coraggio derivata proprio da questo, anche perchè la crisi economica si fa sentire pure nel mondo del football e molti presidenti non vogliono di certo vedere in fumo i loro investimenti, anche se a mio avviso investendo sui vivai si guadagnerebbero di sicuro molti soldi. Ed ecco come i modesti bielorussi si son dimostrati molto più preparati dei nostri a giocare partite di una tale importanza, sopperendo così alla loro precaria qualità. La Bielorussia si è infatti dimostrata cinica nel 3-0 inflitto ai nostri, sfruttando tutti gli errori degli uomini di Casiraghi e rimanendo compatti quando c'era da soffrire.
Il Corriere della Sera ha fatto pochi giorni dopo un'inchiesta sui nostri azzurrini facendo un confronto coi titolari dell'under 21 spagnola. Anche solo leggendo le 2 formazioni si intravede un abisso tra le 2 compagini, gli iberici hanno tra le loro fila uomini già radicati nel panorama internazionale come il portiere De Gea, gli attaccanti Bojan e Mata e tanti altri...
E' chiaro che (come abbiamo potuto constatare al mondiale) la Spagna ha dalla sua una generazione di autentici fenomeni, ma tutto ciò è un premio all'attenta politica giovanile delle squadre iberiche. Molti team spagnoli hanno infatti una squadra B in cui militano i giovani del loro vivaio e che si confrontano nelle serie inferiori. Ciò permette ai giovani giocatori di abituarsi subito nel confronto ad alti livelli in competizioni ben più serrate di un semplice campionato primavera come da noi. E' il massimo dal punto di vista della politica giovanile e non a caso sta portando a risultati eccezionali. E' bene che l'Italia prenda spunto da tutto ciò per evitare una serie di figuracce che dal pessimo mondiale sudafricano non sembra più avere fine...

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