domenica 10 ottobre 2010

Dichiarazione di guerra alla guerra

La maggior parte delle cronache odierne riguardano l'attacco contro i nostri soldati in Afghanistan. Putroppo, come si apprende dai Generali presenti, sono morti 4 alpini e uno è rimasto ferito (fuori pericolo) durante l'esplosione di un ordigno al quale è seguito uno scontro a fuoco tra i guerriglieri e il contingente italiano che in quel momento era atto a trasportare del materiale per la costruzione di una base militare nei pressi di Farah. Si pone, quindi,  il problema che l'opinione pubblica tira fuori dal cassetto ogni qual volta che siamo vittima di attentati. E' ancora necessaria la presenza dei nostri militari in quelle terre?
Noi abbiamo preso parte sin dall'inizio a questa missione che definirei umanitaria e allo stesso tempo formativa per un popolo che era e sicuramente non è ancora pronto ad essere autonomo a tutti gli effetti. Nonostante la presenza di molti contingenti proveniente da vari Paesi, pare che la situazione non sia ancora matura per un totale abbandono di quelle zone, contraddistinte da radicate organizzazioni anti-Stato (a favore di uno stato teocratico, i talebani) che imperversano in tutto il Paese attraverso attentati in luoghi pubblici in cui per lo più delle volte ci vanno di mezzo oltre che civili anche i militari che cercano, invece, di tenere sotto controllo la zona. E' una situazione insostenibile, in un certo senso si capisce la circostanza in cui si trovano tutti i Paesi che non possono lasciare alle loro sorti un Paese così problematico. A questo punto, il fine comune che si deve cercare di conseguire secondo me è di far guerra alla guerra nel senso che bisogna individuare la radice del problema di fondo, i talebani e fondamentalisti islamici, e attaccare proprio questi ultimi come del resto si sta cercando di fare. E' sì una soluzione drastica, però forse è l'unica percorribile.
 Quindi, l'aiuto che le Nazioni Unite e singolarmente molti Paesi offrono è necessario, un abbandono sarebbe suicida perchè si lascerebbe l'Afghanistan nelle mani di un gruppo organizzato di persone realmente pericolose non solo per il loro Paese ma anche per molti altri centri popolati sparsi per il Mondo che rischierebbero di essere attaccati in modo brutale. Proprio per questo probabilmente in molti hanno aderito a questa missione,  infatti dopo gli attentati alle Twin Towers e al Pentagono nel 2001 è nata una convinzione che s'è tramutata velocemente e concretamente in una missione militare (Isaf: International Security Assistance Force) che, pur rimettendoci in termini di uomini, sta svolgendo un gran lavoro che deve continuare fino a quando non ci si sarà resi conto che qualcosa davvero sta cambiando. E' per il bene di tutti.

1 commento:

  1. Complimenti Emilià, hai sostenuto una tesi difficile, potevi percorrere una strada populista, parlando del ritiro assoluto di tutti, invece hai percorso la strada della verità, in un momento molto difficile. Sono senza parole. Stupendo.

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